Skip to content Skip to footer

La barca auto costruita dal super esperto che va forte alla ARC+

L’autunno è la stagione delle traversate atlantiche e anche quest’anno migliaia di navigatori da tutto il mondo, sfruttando la stagione degli Alisei, dall’Europa navigano verso le americhe e i Caraibi in particolare. Tra questi c’è la grande comunità della ARC, il rally atlantico (non è definibile come una vera regata in quanto il regolamento prevede la possibilità anche dell’utilizzo del motore come spiegano QUI gli stessi organizzatori) da est a ovest che ad ogni edizione “rapisce” i sogni di centinaia di migliaia di appassionati che sognano di farlo con le loro barche da crociera.

La versione originale della ARC prevede la traversata diretta di 2700 miglia da Gran Canaria a Santa Lucia, la versione Arc Plus offre imvece lo stop a Capo Verde come tappa intermedia. Proprio in questa versione del rally atlantico si sono distinte in particolare due barche italiane, dimostrando un buon navigare e anche delle apprezzabili medie di velocità. Ci riferiamo al trimarano Neel 47 di Aldo Fumagalli (di cui vi parleremo in un prossimo articolo) e allo Stadtship 54 AC di Davide Zerbinati (perito e costruttore navale apprezzato in Italia e non solo) autore di un’ottima navigazione tanto da risultare la prima barca al traguardo nella categoria Cruising. Un particolare non da poco è che la barca è stata costruita dallo stesso Zerbinati con il padre.

Noi facciamo il rally in equipaggio famigliare con Aluaka” ci ha raccontato Davide Zerbinati, “la barca che abbiamo costruito. Siamo partiti con vento forte sui 30-40 nodi e onde di tre metri, sei barche ritirate per problemi al timone. Due giorni impegnativi e poi si è calmato tutto. Gli equipaggi sono stati messi a dura prova e anche le barche. Abbiamo coperto le 890 miglia alla media di 8,4 nodi“.

Lo Stadtship 54 AC

Ma che barca è quella di Davide Zerbinati? Come si intuisce anche dal nome, il progetto è di Van De Stadt, che ha concepito il piano velico, le linee d’acqua e le appendici. Gli interni invece sono stati realizzati dal Cantiere Zuanelli, la costruzione invece è proprio opera dei fratelli Zerbinati e del cantiere di famiglia, il Vallescrivia. Si tratta di una barca, lunga 16,45 m e larga 4,5o (scoprite QUI tutte le sue caratteristiche) da crociera in alluminio, con scafo di 7 mm, varata nel 2014. Per la traversata atlantica non sono stati necessari particolari ccorgimenti, dato che la barca era già concepita per le lunghe navigazioni. “È studiata per navigazioni oceaniche e attrezzata con i prodotti che da anni trattiamo e collaudiamo sul mare. La barca è caratterizzata da un comoda Pilot House che protegge da spruzzi e freddo e da cui si comanda la barca. L’armo prevede un fiocco al 107% , code zero o gennaker su frullone e trinchetta. Tutte le manovre sono rinviate in pozzetto, ma si possono gestire anche dall’albero“.

IL RACCONTO DELLA PRIMA TAPPA DI DAVIDE ZERBINATI TRATTO DALLA PAGINA FACEBOOK Aluaka-Stadtship 54AC

La partenza è stata dura. La previsione ufficiale dava 28 nodi max un forza 6, strong breeze, ma tutti sapevamo che c’era di più e c’era onda. Al broadcast mattutino ci danno una boa virtuale, lo staff manda una mail e molti mancheranno questa info. L’Arc è un rally non una regata, ma molti la vivono più così e la competizione fa anche bene. Il podio è per ora tutto italiano ed è la prima volta che due barche arrivano prima del previsto. Partiti bene in linea con randa con 2 mani e 25 kn ci siamo trovati subito con 35-38 kn e 3,5m di onda. Alla radio dei pan pan per rottura timone. Sono 6 le barche ritirate in un’ora. Molti sono partiti invelati e per ridurre hanno perso tempo. L’errore di molti 60 piedi. La prima andatura per 50 miglia è un traverso, ma molte barche non riescono a tenere bene mare e vento. Passiamo i Cat in 3-4 ore, molto agitate. Di notte bordeggiamo solo con la randa con 2 mani, senza vele di prua. Devo superare due Cat di poppa, il Catana 65 ed il Ts 42 da corsa. Passata la boa si va al lasco e la tarda mattinata il vento è stabile sui 25 kn e apriamo il fiocco tangonato. L’onda sempre tosta. Arriva la mail con le posizioni sono quarto… ah come? Io? Noi facciamo andare la barca e basta. Lei va da sola. Sbanda 5 gradi, si inclina un po’ quando arriva l’ondona. Vola sopra le altre. Il log fa 9-10-12, tocchiamo buone punte di14,5kn e poi 16,50kn, record.
La notte è illuminata a giorno da una luna bellissima. Siamo soli dal secondo giorno. L’Arc ci manda la posizione e siamo secondi overall, dietro al Neel italiano con a bordo Patrick Phelipon e Marco Cornu. Fanno sempre un nodo più di noi. Mi chiedo cosa facciamo gli altri Neel. Da casa ci dicono che andiamo forte, ma è la barca che va forte, il resto lo fa il pilota e un minimo di strategia. L’ultima botta il vento scende, apro tutto e con 13kn ne facciamo 7,5-8,5kn. Non voglio alzare il gennaker, siamo in 3 a bordo. Comunque barca ok, due bulloni da tirare al cuscinetto superiore del timone, un portastecche rotto, cose risolvibili. Arriviamo a Mindelo di notte, nelle ultime ore non c’è vento e smotoriamo 3 ore fino all’arrivo. Mindelo non è un posto dove arrivare di notte, ma lo staff ci guida come un area sulla pista. 890 miglia, 8,4kn di media. Ora relax e messa a punto, controlli e poi navigazione in serenità.

Davide Zerbinati

Articolo pubblicato e redatto. da Davide Zerbinati e pubblicato sul sito Giornale della Vela

Leave a comment