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Una barca usata come nuova? Si può. Parola di Davide Zerbinati

Il mercato dell’usato è quello che, anche in tempi di crisi, non muore mai. Ma per districarsi con successo in questo vasto mondo, dove si alternano grandi occasioni e grosse fregature, è necessario, per chi compra, conoscere i punti sensibili di un’imbarcazione e sapere valutare l’impatto che l’usura di questi può avere sulla compravendita.

Chi è ZERBINATI Lo studio Zerbinati è attivo dal 1998. In 20 anni di attività ha periziato circa 3600 barche, 1000 modelli. Il know how di Davide Zerbinati (sopra) viene dall’esperienza come costruttore, navigatore e manutentore

Chi invece la barca usata ce l’ha già, ma la vuole vendere, per sperare di fare un buono affare deve avere seguito alcune regole di buon senso per quanto riguarda la manutenzione. Con l’aiuto e i consigli di Davide Zerbinati, Ingegnere ed Architetto Nautico, passiamo ai raggi X le criticità dell’usato per capire i punti dove focalizzare la nostra attenzione, indipendentemente se siamo già proprietari di una barca o abbiamo intenzione di comprarla. 

Ne approfitteremo anche per tracciare alcune regole generali di buon condotta per preservare al meglio alcuni punti sensibili, come carena, albero, sartie e motore. Analizzeremo inoltre in che misura lo stato di questi elementi influenza la valutazione economica di una barca. 

I PUNTI SENSIBILI DI UNA BARCA 

Prendiamo in considerazione una barca con oltre 10 anni di vita, non utilizzata in regata. Considerando una manutenzione costante, le vele possono essere molto usurate, il motore avrà circa 700-1200h  e se è un Sail Drive è facile che per ragioni assicurative vi sia da mettere mano alla membrana della trasmissione, in quanto è consigliato dai costruttori di cambiarla ogni sette anni. 

Potrebbero essersi accumulati diversi strati di antivegetativa, per cui sarà necessario portare a zero la carena (a gelcoat). La deriva se è in ghisa, potrebbe avere diverse fioriture di ruggine, così come il timone, qualche bollicina di osmosi (il timone ne è quasi sempre soggetto).


Anche il teak, se mal curato o mal spazzolato, potrebbe avere bisogno di extra cure
. Non si troveranno grosse usure che richiedono spese ingenti, come il cambio di motore o di sartiame, fatto salvo magari un po’ di elettronica obsoleta. Di fatto una barca di 10-12 anni ben tenuta rappresenta il miglior affare: è ancora fresca, si è svalutata, può offrire ancora 5 anni di divertimento senza spese ingenti.

IL CAMBIO SARTIE: CON CHE FREQUENZA?

Non esiste una regola standard, ma una di buon senso. Una barca da regata, con sartiame in tondino o PBO, usata spesso, richiede un cambio ogni 7-10 anni. Il sartiame spiroidale 1×19 può arrivare fino a 15-20 anni max con un uso medio stagionale. Il dyform (spiroidale a basso allungamento) qualcosa di più. 


Seppur il sartiame subisce sempre dei cicli, anche con la barca in porto, è chiaro che quello di una barca che ha navigato molto, risulterà più sollecitato. Va precisato che quando si cambia il sartiame va sostituita anche la ferramenta dell’albero. 

E’ infatti questa, spesso, il punto debole: arridatoi, coppiglie, terminali crocette, si danneggiano per stress o corrosione. Un’ispezione regolare, almeno una volta all’anno è il minimo per un buon skipper. Oggi grazie agli ultrasuoni, è facile controllare il tondino, mentre per il sartiame classico il costo delle radiografie è antieconomico.

PRESERVARE LA CARENA

La miglior condotta è tenere la barca in secca 2-3 mesi all’anno, per farla asciugare. Con le barche più anziane i tempi di sosta andrebbero allungati. Quando la barca ha 10-15 anni occorre rimuovere e portare a gelcosat e applicare un ciclo preventivo antiosmosi. E’ importante però che venga misurata l’umidità prima dell’applicazione del ciclo, cosa che deve essere fatta con strumenti professionali e non giocattoli. 

MOTORE: OCCHIO A QUESTI COMPONENTI

Lo scambiatore di calore è la prima cosa da controllare, così come le sue parti connesse, e quindi la girante e la sede del corpo pompa o il rasier (collettore di scarico), dove è facile avere delle corrosioni. Un difetto in uno di questi componenti comporta un surriscaldamento e quindi possibili danni seri al motore. 


In seconda battuta la parte elettrica.
 Alternatore, motorino d’avviamento. Infine un occhio alla trasmissione e alla tenuta dell’asse, così come al cavo acceleratore e al cavo delle marce. Soprattutto nel caso del sail drive va verificato spesso che l’olio non sia emulsionato. Perché è facile che si rompa il paraolio dietro l’elica facendo entrare l’acqua nel piede, creando anche corrosione. 

CHE DOLORE IL PONTE IN TEAK 

Spesso il teak viene considerato un valore aggiunto senza rendersi conto che in realtà, per il suo costo, può essere una criticità importante per una barca usata. Più teak c’è in pozzetto o in coperta, più una manutenzione non impeccabile può fare crollare il prezzo della barca.


Chi possiede una barca in teak deve tener presente che per mantenere il ponte in ordine deve operare una manutenzione continua e regolare
. Tutti gli anni il teak va spazzolato e curato se vogliamo che sia un valore per la nostra barca.

ALBERI IN CARBONIO VS ALLUMINIO

L’albero di alluminio è molto semplice. Se anodizzato, vanno verificati i rivetti e la corrosione. Se dipinto invece il difetto è più estetico che altro. Tutti i rivetti e le parti inox alluminio, andrebbero isolate con paste tipo Tef gel o Duralac. 

Per il carbonio il discorso è diverso, in quanto sono spesso soggetti a forte usuara e quindi bisogna fare gli ultrasuoni sul profilo, in particolare alla testa albero, agli attacchi crocetta e alla base. E’ facile trovare infatti delle delaminazioni. 

Un’ispezione interna con telecamera permette di verificare i punti critici. Anche sul profilo in carbonio la corrosione è in agguato, perché il materiale  conduce e quindi antenne e parti in accoppiaggio con altri metalli, vanno smontate.

Articolo pubblicato e redatto. da Davide Zerbinati e pubblicato sul sito Giornale della Vela

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